Triangoli

Premio Stefano Zan

Il fondatore di cogruppo e la sua eredità.

Una storia importante. Un ricordo necessario.

Un premio in memoria di Stefano, co-fondatore di C.O.GRUPPO e attento osservatore e conoscitore delle dinamiche organizzative.

Il “PROF.” è stato docente carismatico ed anticonformista di teoria delle organizzazioni complesse presso l’Università di Bologna e abbiamo deciso di sostenere un premio di laurea in suo onore. Un premio per promuove gli studi organizzativi presso l’ateneo bolognese, in continuità con il percorso accademico e professionale di Stefano e in linea con la mission della nostra società.

Il “Premio Stefano Zan” mira a valorizzare tesi di laurea di analisi e studio delle teorie organizzative, di carattere teorico o empirico, focalizzate sull’approfondimento dei modelli, delle dinamiche, delle logiche di funzionamento e cambiamento delle organizzazioni.

Verranno tenute in considerazione tesi afferenti ai seguenti insegnamenti (elenco da non intendersi come esclusivo, qualora dall’abstract emerga un chiaro collegamento con lo studio delle organizzazioni):

  • Teoria dell’organizzazione
  • Analisi delle organizzazioni
  • Sociologia dell’organizzazione
  • Organizzazione e strutture aziendali
  • Organizzazione aziendale
  • Processi organizzativi
  • Organizzazione e gestione delle risorse umane
  • Ordinamento giudiziario e organizzazione della giustizia
Criteri di valutazione

La valutazione degli elaborati verrà incentrata sui seguenti parametri

capacità di sintesi, modellizzazione e costruzione di una visione sistemica, rispetto ad ambiti di ricerca specifici e/o agli eventuali casi teorici trattati.

capacità di analisi organizzativa, ad esempio in merito alla struttura, ai processi operativi e decisionali, all’uso delle tecnologie, alla cultura e alle logiche d’azione delle organizzazioni, all’innovazione e ai processi di cambiamento; 

metodologia e impianto teorico, in termini di conoscenza e capacità di utilizzo, critico e consapevole, delle teorie organizzative.

Come presentare domanda

Per l’a.a. 2023/2024 sono messi a concorso due premi:

  • Un premio dell’ammontare di euro 2.000,00 per la tesi prima classificata in graduatoria;
  • Un premio dell’ammontare di euro 1.000,00 per la tesi seconda classificata in graduatoria.

Il premio è riservato agli studenti e alle studentesse che hanno conseguito la laurea magistrale o la laurea magistrale a ciclo unico presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna nelle sessioni di laurea dell’a.a. 2023/2024.

La domanda dovrà essere presentata entro il 03/05/2024 alle ore 12.00 sul portale Studenti Online Unibo, allegando la tesi e un abstract di massimo 5.000 caratteri.

Stefano Zan

Stefano Zan ha operato come ricercatore e professore di Teoria dell’Organizzazione all’Università di Bologna dal 1973 al 2012, dove ha ricoperto anche l’incarico di Direttore del Dipartimento di Politica, Istituzioni e Storia; è stato, inoltre, visiting professor presso l’École Normale Supérieure de Cachan e l’Istituto di studi politici (Sciences Po) di Parigi e all’Università Autonoma di Barcellona. Il suo approccio alla docenza universitaria viene da tanti considerato innovativo e originale per la proposta di attività didattiche esterne alle aule universitarie e l’osservazione sul campo delle realtà organizzative studiate.

La sua attività di ricerca, formazione e consulenza si è concentrata sullo studio della teoria organizzativa applicata alle associazioni di rappresentanza, agli Uffici Giudiziari e alle imprese cooperative. In ambito professionale, il suo impegno si è caratterizzato per un continuo e proficuo scambio con i mondi della ricerca e dell’attività consulenziale privata, nell’ambito del quale del 1991 ha dato vita alla società C.O. Gruppo srl, di cui è poi stato sia Presidente che Amministratore Delegato. Il suo impegno di Terza Missione si è, inoltre, concretizzato nelle seguenti esperienze professionali:

  • Fondatore e Presidente dell’AROC (Associazione Ricerche sulle Organizzazioni Complesse)
  • Componente dei Consigli di Amministrazione di Profingest, Fondazione Alma Mater e Coop Emilia Veneto
  • Componente dell’Organo di Controllo Interno del CNEL
  • Presidente del Nucleo di Valutazione della Camera di Commercio di Bologna
  • Consulente del Ministero della Giustizia
  • Consulente della VII Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura
  • Consigliere indipendente della Fondazione Rete Imprese Italia
  • Presidente della Steel Company scrl (carpenteria e lavorazione metalli)
  • Bibliografia Zan (http://stefanozan.it/pubblicazioni/)

La seconda edizione

La seconda edizione del Premio di laurea Prof. Stefano Zan si svolgerà venerdì 11 ottobre 2024, alle ore 13.00, presso la Sala Ruffili della facoltà di Scienze politiche dell’Alma Mater – Università degli studi di Bologna, Strada Maggiore, 45.

Il premio è riservato agli studenti e alle studentesse che hanno conseguito la laurea magistrale o la laurea magistrale a ciclo unico presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna nelle sessioni di laurea dell’a.a. 2023/2024.

La locandina

La prima edizione

La prima edizione del Premio di laurea Prof. Stefano Zan si è tenuta il 13 ottobre 2023 presso la Sala Poeti della facoltà di Scienze politiche dell’Alma Mater – Università degli studi di Bologna, Strada Maggiore, 45.

Il premio è stato riservato agli studenti e alle studentesse che hanno conseguito la laurea magistrale o la laurea magistrale a ciclo unico presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna nelle sessioni di laurea dell’a.a. 2022/2023.

La locandina

Le tesi vincitrici nel 2023

1.L’innovazione organizzativa nelle Unioni di Comuni dell’Emilia-Romagna: il servizio ICT – Agenda Digitale

Abstract

Nell’ambito degli studi organizzativi l’innovazione è uno dei concetti più centrali, al punto di poterla immaginare lo spirito guida che orienta le organizzazioni verso l’implementazione di soluzioni percepite nuove che conducano ad un cambiamento organizzativo: è in tal senso che la Pubblica Amministrazione, tra cui le Unioni di Comuni, ha declinato le proprie politiche nell’ottica del cosiddetto “innovation imperative” al fine di diventare più aperta, collaborativa e partecipativa.
Coerentemente con l’oggetto di ricerca (vale a dire il servizio dell’ICT – Agenda Digitale), in questa sede verrà adottata la definizione di innovazione secondo cui è considerata tale l’implementazione di un’idea o l’adozione di un comportamento che siano percepiti come una novità all’interno di un determinato contesto organizzativo, a prescindere dal grado di diffusione e consolidamento lungo tutto il sistema di riferimento.
L’innovazione qui presupposta – ossia l’adozione di un servizio ICT–Agenda Digitale secondo una logica di “policies & sviluppo” – nasce da una precisa impostazione cognitiva: pensare organizzativamente la digitalizzazione. Difatti, la presente ricerca considera la digitalizzazione un processo organizzativo che impatta sulle differenti dimensioni dell’organizzazione e, in particolare, sulla modalità d’impostazione di un servizio. Una tale premessa ha consentito di presupporre due differenti concezioni del servizio ICT–Agenda Digitale definite “staff & computer” – che 1 segue una logica tecnico-operativa – e “policies & sviluppo” – che segue una visione di sviluppo strategico. Pertanto, assodato che la digitalizzazione per essere realizzata necessita di un servizio impostato su misura di “policies & sviluppo”, si è indagato quali fattori all’interno delle Unioni di Comuni impattano e conducono ad un’organizzazione del servizio che non sia autoreferenziale, ma improntata allo sviluppo digitale intra ed extra organizzativo. In particolare, gli ambiti di analisi di ciascuna Unione di Comuni esaminati sono stati: struttura, personale, sistema delle responsabilità, deleghe e controllo politico, Agenda Digitale Locale e digitalizzazione.
A seguito della ricerca, condotta mediante analisi documentale e interviste in profondità, il quadro emerso tra le Unioni dell’E–R è risultato eterogeneo, confermando così la coesistenza nel panorama regionale di Unioni prevalentemente orientate a un servizio ICT–Agenda Digitale declinato come “staff & computer” e di altre Unioni che impostano prevalentemente l’attività del servizio in ottica di “policies & sviluppo”. Pertanto, se l’implementazione di determinate innovazioni organizzative – intese in senso lato, dunque comprendendo sia il lato tecnologico sia quello più propriamente relativo alla struttura – sulla carta risultano così tanto ovvie al punto di darle per scontate, in realtà, grazie al contributo degli innovation studies, possono esservi numerosi “fattori di contesto” che influenzano la messa a terra e lo sviluppo di nuove idee e nuovi comportamenti organizzativi.
Tuttavia, fermare qui il lavoro di ricerca avrebbe definito un approccio superficiale e riduttivo, determinando l’impossibilità di individuare verso quale direzione conduce il servizio ICT–Agenda Digitale la presenza o assenza di un fattore piuttosto che di un altro. Pertanto, è stato costruito un apposito modello il cui dominus è rappresentato dal grado di presidio del servizio distinto in tecnico e politico e che ha consentito di identificare quattro idealtipi di servizio ICT–Agenda Digitale (Avanguardia, Service, Negligenza, Consapevolezza).
In particolare, secondo il modello proposto, l’implementazione di soluzioni innovative all’interno delle Unioni di Comuni, e più precisamente nel servizio 2 associato ICT–Agenda Digitale, dipende dal grado di presidio, vale a dire dal livello di attenzione, controllo e gestione sia da parte della struttura politica che di quella tecnica dell’organizzazione. Tale impostazione ha consentito di affermare che un servizio ICT–Agenda Digitale di “policies & sviluppo” è possibile laddove coesistono sufficienti livelli di presidio sia tecnico che politico: è quest’ultimo che garantisce la funzione di coordinamento dell’Unione sul servizio e non di mero service. È in tal senso che è più corretto configurare le due concezioni del servizio oggetto della qui presente ricerca non in termini di contrapposizione, bensì secondo una logica integrativa immaginandole come un continuum unidirezionale secondo cui un servizio di “policies & sviluppo” prevede un precedente servizio “staff & computer” consolidato. In altre parole, un presidio che sia solamente tecnico o, al contrario, politico non può ritenersi sufficiente per la creazione di un ambiente permeabile all’innovazione, nonché di una funzione ICT–Agenda Digitale al servizio della creatività e dell’innovazione.

2.L’innovazione organizzativa del servizio giudiziario: percorsi di sviluppo e ruolo dell’avvocatura

Abstract

L’innovazione è diventata un concetto cardine, la “stella polare” che orienta – in modo trasversale – le logiche di azione tanto di governi e istituzioni, quanto di imprese private, terzo settore e società civile considerata nel suo complesso. Se in passato, infatti, questo paradigma interessava esclusivamente il mondo delle organizzazioni private, negli ultimi anni il tema è considerato centrale anche rispetto l’andamento del settore pubblico. Istituzioni e governi hanno, dunque, declinato sempre più frequentemente le proprie politiche nell’ottica del c.d. “Innovative Imperative” prevedendo, nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni, una serie di dispositivi utili al potenziamento di processi d’innovazione, considerati l’unica via percorribile per far fronte alla crescente complessità delle sfide che queste si trovano ad affrontare. Allo stesso modo, il settore della giustizia italiana è stato oggetto di tentativi di riforma, soprattutto a livello locale, rivolti al miglioramento degli standard di qualità ed efficienza del servizio erogato ai cittadini.
Numerosi studi si sono occupati di definire i fattori che possono favorire o, viceversa, ostacolare lo sviluppo di innovazioni all’interno delle organizzazioni: la letteratura è particolarmente vasta, con approcci e metodologie differenti, in alcuni casi fortemente contestati. Tuttavia, un aspetto ritenuto particolarmente determinante riguarda l’apertura dell’organizzazione all’ambiente di riferimento, da cui è possibile ottenere legittimazione e risorse di diverso tipo.
Tavoli di confronto, protocolli d’intesa, partecipazione congiunta alla pianificazione strategica sono tutti esempi che evidenziano la diffusione di una nuova visione circa le modalità di gestione del servizio giudiziario. Tale fenomeno sta lentamente sgretolando la tradizionale “opacità” delle Corti, a fronte di un crescente ricorso a forme di collaborazione tra diversi operatori giuridici direttamente interessati al funzionamento del sistema. L’interlocutore con cui gli uffici giudiziari risultano confrontarsi più frequentemente è la categoria forense il cui ruolo, soprattutto in seguito ai mutamenti apportati dalla situazione di crisi causata dall’epidemia da Covid19, sembra assumere sempre maggior rilievo.
Alla luce di ciò, le domande che hanno orientato la ricerca sono:

  1. Che influenza può avere l’ambiente sullo sviluppo di processi di innovazione nella giustizia italiana?
  2. Esistono attori, formalmente esterni, capaci di promuovere o sostenere la genesi e lo sviluppo di processi di innovazione?
  3. L’avvocatura può essere definito un agente d’innovazione all’interno del sistema giustizia italiano?

L’ipotesi avanzata è che l’attività dell’avvocatura possa costituire un importante volano per lo sviluppo di processi d’innovazione all’interno del sistema della giustizia.
Nel tentativo di fornire una risposta a tali quesiti, nella parte sperimentale della trattazione, viene presentato un caso empirico mirato a offrire spunti di riflessione e a rafforzare il framework teorico affrontato. La seguente indagine, infatti, si avvale dello studio di un percorso d’innovazione promosso e sviluppato, principalmente tra la fine del 2020 e l’inizio del 2022, dall’Ordine degli avvocati di un grande centro nazionale: l’implementazione di servizi web per la continuità professionale durante l’emergenza sanitaria.
Preso atto, dunque, che l’apertura all’ambiente rappresenti un fattore determinante per lo sviluppo di processi di innovazione, l’elaborato si basa sull’idea che l’organizzazione non possa essere considerata alla stregua sistema racchiuso entro determinati confini. Per indagare il fenomeno dell’innovazione all’interno della giustizia non sembra, dunque, possibile studiarlo come fosse un settore diviso in compartimenti stagni, in cui gli attori si muovono solipsisticamente, ma occorre concentrarsi su tutti i processi dinamici che ne travalicano idealmente “le mura” (organizing).
Preso atto, inoltre, che la giustizia – oltre ad essere un potere – è un servizio e che gli avvocati ne sono “attori centrali”, si ritiene di non poter guardare al ruolo degli stessi come fossero semplici stakeholders delle Corti: essi, infatti, concorrono insieme ai giudici a determinare le performance degli uffici giudiziari.
In un contesto in cui sia consolidata una “cultura del confronto” tra operatori, l’avvocatura può avere un ruolo decisivo in quanto “agente d’innovazione”: non soltanto in termini di risorse economiche erogate, ma anche di capacità progettuali e creatività nell’elaborazione di soluzioni che possano migliorare il funzionamento e le possibilità d’accesso al servizio giustizia.  

Andiamo!

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